domenica 17 aprile 2011

Referendum del 12 e 13 giugno 2011

So che questo è un intervento diverso dai miei soliti, ma non posso più rimanere con le mani in mano guardando lo schifo che mi gira attorno; schifo che si traduce in disinformazione e soprattutto disinteresse.

Il 12 e il 13 giugno prossimi ci sarà in Italia un referendum abrogativo. Vi dirò tutto ciò che c'è da sapere, in quanto il Governo non lo sta pubblicizzando giacché spera che non si raggiunga il quorum del 50%+1 e l'abrograzione pertanto non avvenga.

In questo referendum ci verranno posti quattro quesiti che rimandano all'abrograzione di tre norme giudiriche: il legittimo impedimento, il decreto Ronchi (= privatizzazione dell'acqua) e il ritorno al nucleare. Cercherò di spiegarli uno per uno nel modo più chiaro possibile.

Per definizione, il legittimo impedimento è l'istituto che permette all'imputato, in alcuni casi, di giustificare la propria assenza in aula. Nel caso che ci interessa, l'imputato è Berlusconi, il quale, prima col Lodo Alfano, ora col legittimo impedimento, sta cercando in tutti i modi di sfuggire ai processi in cui è coinvolto (uno, il processo Mills, è già andato a puttane perché il ddl del processo breve fra non molto sarà legge e a maggio scatterà la prescrizione, ovvero il processo verrà cancellato senza che sia emessa alcuna sentenza). Quindi, se tale legittimo impedimento venisse approvato, Berlusconi potrebbe non presenziare ai processi in cui è imputato con la scusante di "impegni istituzionali" e cazzate varie. Detto in forma semplificata, Berlusconi si sottrarrebbe alla giustizia e verrebbe meno il principio sacrosanto dell'uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge.

Il decreto Ronchi afferma quanto segue: «In ambito di servizi idrici, il decreto recepisce i principi comunitari di "economicità, efficacia, imparzialità, trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di trattamento" per l'affidamento ai privati dei servizi pubblici locali o la scelta del partner privato nelle aziende miste. Il decreto stabilisce inoltre che nelle società già quotate in borsa che si occupano della gestione di servizi idrici la quota di capitale in mano pubblica non sia superiore al 30%, lasciando la maggioranza ai privati.» (fonte: Wikipedia)
Questo significa che l'acqua non sarà più un bene pubblico, ossia gestito dallo Stato e garantito a tutti i cittadini in forme e modalità uguali, tenendo anche conto del reddito disponibile degli stessi, ma sarà un bene privato, cioè gestito da imprenditori e aziende che su tale bene e sul bisogno di esso faranno il possibile per guadagnarci. Essi quindi approfitteranno della nostra sete per ottenere un alto profitto. Morale: i costi dell'acqua s'innalzeranno a livelli stratosferici.

Il ritorno al nucleare consiste nel tornare ad utilizzare l'energia nucleare, abbracciando tutti i rischi che quest'ultima porta con sé (il Giappone è un esempio fin troppo esplicativo). Rischi che in Italia sono ben maggiori perché:
1) l'Italia, come il Giappone, è un paese ad alto rischio sismico;
2) in Italia la mafia ha un grandissimo raggio d'azione nell'edilizia. Pensate che la mafia non riuscirà ad ottenere gli appalti per la costruzione delle centrali nucleari? E pensate che la mafia farà tutto in regola, rispetterà tutte le norme di sicurezza (che sono tantissime) e, per dirne una, non utilizzerà calce invece di cemento per risparmiare?

Il referendum del 12 e 13 giugno 2011 chiede di abrograre definitivamente queste norme. Per farlo, bisogna rispondere a tutti e quattro i quesiti con un . In questo modo, il legittimo impedimento non verrà approvato, il decreto Ronchi non verrà approvato, non si tornerà all'uso dell'energia nucleare. Affinché ciò sia possibile, bisogna raggiungere il quorum del 50%+1, ovvero devono votare "sì" almeno la metà più uno degli aventi diritto. Come già detto, il Governo non sta pubblicizzando il referendum poiché non vuole che la gente vada a votare cosicché non si raggiunga il quorum e le leggi non siano abrograte.

Ora, delle considerazioni personali.
Se una persona è contraria all'abrograzione di queste norme, ok, non va a votare o va e vota "no". Ci può stare, differenti posizioni di pensiero.
Ma se una persona è disinformata o, peggio ancora, non gliene frega nulla, perché pensa che "non la riguardi" o che "non è affar suo" e simili, allora non ci siamo. Questo referendum come tutti i referendum è fatto per i cittadini, per il loro bene, per la loro tutela. Essi sono chiamati a votare, ad esprimere il loro parere, a usufruire del loro potere di popolo! Sono chiamati a votare affinché questa democrazia non sia una democrazia solo di nome, ma soprattutto di fatto! Che senso ha una Repubblica, che ha le sue radici nella volontà popolare, in cui il popolo è disinteressato alla stessa? È un controsenso. Non si possono ignorare questi avvenimenti, non se ne può rimanere fuori, perché sono fatti per noi. Se non ce ne interessiamo noi, chi lo farà? Se non ci interessa il nostro benessere, la nostra tutela, cos'altro ci può interessare? Tantissime vite sono perite affinché noi, generazioni future, avessimo questo diritto. E adesso ce ne fottiamo?

Apriamo gli occhi, per favore, svegliamoci: ANDIAMO A VOTARE AL REFERENDUM E VOTIAMO SÌ!

Restiamo umani. [cit. V.A.] 

 

sabato 16 aprile 2011

E tu che non piangi mai quando devi.

La notte era viola chiaro, quasi lilla, leggermente sfumata sulle pendici delle colline.
La luna s'avviava verso il novilunio ed emanava una luce soffusa, placida. Era leggermente velata da qualche batuffolo di nuvola, come del fumo respiratole addosso che aleggiava pigro e insonnolito.
La notte era viola chiaro, quasi lilla.
Camminava lentamente, penetrando con lo sguardo quel curioso colore che lo circondava. Gli alberi erano immobili, non tiravo un solo soffio di vento. Parevano giganti dormienti, scuri, imbroncianti, che s'erigevano a difesa di quella notte. Si sentiva arido, dentro di sé. Nel suo cuore, non sentiva nulla. Arido. Non come un deserto, però, in cui l'aridità, il vuoto, l'impossibilità di dissetarsi sono re e regine, principi e monarchi assoluti, da sempre. Il suo cuore non era un deserto, non lo era mai stato e mai lo sarebbe stato. In quel momento il suo cuore era un mare prosciugato, un lago essicato, un fiume morto. Era un oceano che era diventato prateria, in cui i pesci scalpitavano, si dimenavano per cercare un via d'uscita dal tunnel che inesorabilmente li stava conducendo verso la morte. C'era morte nel suo cuore? C'era aridità, c'era secchezza. Nulla, il nulla. La linfa vitale era stata risucchiata, bevuta, mandata giù a grandi sorsate beffarde. E non riusciva, non poteva spiegarsi...
La notte era viola chiaro.

venerdì 8 aprile 2011

A well full of nothing.

Sì, il mare. Proprio il mare. Hai presente quella immensa distesa di acqua? Quella che in lontananza si perde assieme al cielo in una danza di luci blu. Hai presente quella corsa verso il mare? Quello scalpitare di piedi, quei granelli di sabbia che volano via e si disperdono intorno a te? E quella brezza che ti entra dentro e ti permette di sgretolare il macigno che dorme sul tuo cuore? L'hai presente? Riesci a percepirla? E ancora: quelle lacrime, quella sensazione di liberazione che hai solamente piangendo, urlando, dimenandoti, scalciando. Liberazione. Il pianto come gioia liquida nell'immensità del dolore, che è duro, forte, non si scalfisce, no. E tutto prende la forma di sogno, di irrealtà, di disperazione, che è però luminosa, abbagliante. Che cos'è? Che cos'è? Dimmi, cosa è? Questa pioggia che cade da un cielo senza nuvole... Dimmi cosa è.

Beautiful ignorance of what it is. 
Because of impossibility of realizing. 
And will that doesn't want to know.
















...liquides pensées...

venerdì 1 aprile 2011

Uomo libero, tu amerai sempre il mare!


« Onde lunghe… », disse Thomas Buddenbrook. « Arrivano e s’infrangono, arrivano e s’infrangono, una dopo l’altra, senza fine, senza scopo, solitarie e vagabonde. Eppure danno un tal senso di quiete e di conforto, come le cose semplici e necessarie. Sempre più ho imparato ad amare il mare… forse un tempo preferivo la montagna, perché era così lontana. Ora non ci tornerei. Credo che proverei paura e vergogna. È troppo capricciosa, troppo irregolare, troppo varia… sicuro, mi sentirei in soggezione. Che uomini sono quelli che preferiscono la monotonia del mare? Mi sembra che siano di quelli che hanno scrutato troppo a lungo, troppo profondamente nel groviglio delle cose interiori, per non cercare in quelle esteriori una cosa sola, la semplicità… Non è il fatto che in montagna ci si debba arrampicare coraggiosamente, mentre al mare si riposa calmi sulla sabbia. Ma io conosco lo sguardo con il quale si accarezza l’una e l’altro. Occhi sicuri, audaci, felici, pieni di iniziativa, di coraggio e di risolutezza, vagano di vetta in vetta; ma sulla vastitià del mare, che trasporta le sue onde con questo mistico e snervante fatalismo, scorre uno sguardo velato, sognatore, sapiente e disincantato, che è già profondamente entrato in viluppi dolorosi… Salute e malattia: ecco la differenza. Si scala arditamente la meravigliosa molteplicità delle cime frastagliate, delle vette e dei dirupi, per mettere alla prova la propria energia vitale, non ancora consumata. Ma si cerca riposo sull’ampia semplicità delle cose esteriori, stanchi dei grovigli di quelle interiori. » 

 Da I Buddenbrook. Decadenza di una famiglia, Thomas Mann.