venerdì 13 settembre 2013

Cambio di residenza.

Lascio Blogger per trasferirmi su Tumblr.
Questo il link: http://irelandloversaoirse.tumblr.com/
Cheers.

mercoledì 28 agosto 2013

Lamentate.

La tristezza.
La mia amata immortale.
La mia pulsazione, il mio cuore che batte lento.
Il mondo alla sua fine.

lunedì 19 agosto 2013

5:36

La scena è cambiata, mi stendo sul telo, la sabbia è soffice. Un colpo alla schiena e il Sole mi illumina, getta forme geometriche sui miei occhi, e i capelli bagnati si dondolano, aprendo e chiudendo il sipario su di te che sei sdraiato al mio fianco. Non sento rumori, le onde sono vicinissime, il vento mi travolge, ma le persone qui attorno che parlano non dicono nulla. Ti guardo con la luce che brilla sulla superficie dei miei occhi, un braccio disteso sulla testa, ma forse dormi. Mi guardi e forse sorridi, è un benessere che cerco, ma ho paura di tagliarmi. Avviciniamoci, ma non troppo.

lunedì 12 agosto 2013

Mog. Why?

Portami in un bel posto, lasciami vedere gli alberi e i colori dei torrenti. Voglio sentire il tuo calore che sbatte contro il cielo tendendomi la mano, e correre lungo i viali, di sera, mentre cadiamo, inciampiamo nei nostri sospiri.
Voglio andare con te in un bel posto, lì sentire la tua pelle che mi racchiude e il silenzio dell'erba che aspetta solo noi.
Portami in un bel posto, portami da te. Fatti trovare in mezzo alle siepi, dietro una roccia, in un ruscello, e guardare mentre respiri e vedi, senti e tocchi l'aria che ti circonda.
Ti porto in un bel posto, dammi la mano. Lasciati guidare dai miei sogni, dalle mie emozioni che solleticano i miei movimenti; abbandonati; abbracciami.
Dove sei?
Dove?
Sei?

venerdì 9 agosto 2013

Parlami, Wisława.

Non so, non lo capisco. Forse mi manca l'autunno, lo sento nell'aria, ma ho paura che arrivi presto. E i compiti, i doveri, le trasfusioni, no, non mi vanno. Vorrei liberarmi di tutto e gettarmi nel niente. Sento la mancanza di una concretezza che mi dica: "Ehi, sì, continua così, stai andando bene". Gli ostacoli per arrivarci sono tanti e forse sono ancora più concreti di lei, duri, metallici, di roccia deforme. Però sì, certamente riesco a vedere più distintamente l'obiettivo, ma quante stagioni passeranno ancora, quanti momenti, quante ore vivrò e non ne avrò memoria. E se fosse tutto sbagliato? E se poi mi pentissi di tutto? Mi manca l'Irlanda, mi manca l'aeroporto. Voglio viaggiare e fuggire via. Non è malinconia quella che mi sta prendendo; forse pigrizia? L'aria, il mare, la poesia. Il tempo non è mai abbastanza. Ripenso a Giuseppe. Voglio la montagna. Non voglio fare di questi piani subdoli. Non ancora mi stufo dell'estate, ma mi pesa. Non voglio carichi. Lasciatemi nuotare, voglio essere indifferente. Un po', poi smetto.

venerdì 26 luglio 2013

Joni.

Ogni tanto ritorna, e rimango a fissare il vuoto, a fare congetture, a stare oltre, da qualche altra parte. Cosa voglio? Cosa cerco? Perché questo perenne senso di insoddisfazione?
Cosa potrà mai salvarmi? Lui? Ma è il tempo che fa paura. E il come, il dove.
Always, the hours.

martedì 23 luglio 2013

lunedì 17 giugno 2013

Ecco, riesco a malapena a organizzare i miei pensieri per buttarli giù, scriverli e, forse, sentirmi meglio. Ma le mie emozioni sono talmente intrecciate e contorte, che non ha neppure senso provarci. So solo che è un po' come morire dentro, e io lo sto facendo.

domenica 16 giugno 2013

How close am I to losing?

Poi arrivano, di soppiatto, in silenzio, quelle sere in cui torno a pensarti, in cui ti riaffacci, timido, sui miei pensieri, e mi stupisco, perché non ti aspettavo. Arrivi e prendi posto, e mi sorridi mentre ti osservo, e ti sorrido, ripensando. Ripenso a quei momenti che sono stati nostri, a quella complicità, a quelle sensazioni che ci facevano tremare. Tante voci mi vengono a dire di te, tante situazioni mi sussurrano il tuo nome all'orecchio, e magari all'inizio non ci faccio caso, ti scanso, ma poi arriva il momento in cui sgomiti, ti fai spazio e non vuoi andartene.
Come la volta che abbiamo dormito insieme, abbracciati, dopo l'amore. E il primo bacio, rubato così dolcemente. O la nostra serata, quella serata, sì, nostra, solo nostra. E le tue mani, oh, le tue mani, loro...
Chissà cosa starai facendo adesso; forse riposi, stanco per il lavoro; o anzi, stai lavorando. Chissà se mi pensi, chissà se capitano anche a te questi momenti. Vorrei scriverti, ma non saprei cosa.
Stammi bene, però. E sii sempre il più bello di tutti.
Ti voglio bene.

martedì 4 giugno 2013

Nessuna pressione sul cappuccino.

E sei come un Gesù degli anni '90
E ti riveli nella tua psicosi
Come osi?
E assaggi concetti come antipasti
E mangi le loro domande come dessert
Sono solo io o fa caldo qui?

E sei come un Kennedy degli anni '90
E hai davvero un milione di anni
Non puoi ingannarmi
Getteranno opinioni come pietre nelle rivolte
E inciamperanno come degli ipocriti
Sono solo io o è buio qui?

Be', potresti non essere o avere mai un marito
Potresti non avere o tenere mai un bambino
Imparerai a perdere ogni cosa
Siamo disposizioni temporanee

E sei come un Noè degli anni '90
E hanno riso di te mentre impacchettavi tutte le tue cose
E si domandano perché sei frustrato
E si domandano perché sei così arrabbiato
E sono solo io o sei stufo?

E possa Dio benedirti nei tuoi viaggi, nelle tue conquiste e domande...


* You portrayed me. Thank you, thank you, Alanis.

domenica 2 giugno 2013

Lamentate.

È che mi prende questo malessere, nel silenzio del mondo in cui sto esistendo. È un vuoto che si amplifica sempre di più, che parte dal centro del mio essere e ingloba tutto ciò che i miei sensi percepiscono. È una sensazione di perenne insoddisfazione, di un giungere al traguardo per poi scoprire che non è mai abbastanza, che ce n'è uno più in là, e che, comunque, la gioia che mi aspettavo non sarà mai veramente reale. È un percorso difficile che mi butta a terra e mi dà uno sconforto immane, e il dirsi di non avere paura, sì, aiuta, è realtà, ma quanto è dura.

venerdì 31 maggio 2013

Too much I strive, I just ride.

“I was in the winter of my life — and the men I met along the road were my only summer. At night I fell asleep with visions of myself dancing and laughing and crying with them. Three years down the line of being on an endless world tour and my memories of them were the only things that sustained me, and my only real happy times. I was a singer, not a very popular one, who once had dreams of becoming a beautiful poet — but upon an unfortunate series of events, saw those dreams dashed and divided like a million stars in the night sky that I wished on over and over again — sparkling and broken. But I didn’t really mind because I knew that it takes getting everything you ever wanted and then losing it to know what true freedom is.  
When the people I used to kno found out what I had been doing, how I had been living — they asked me why. But there’s no use in talking to people who have a home, they have no idea what it’s like to seek safety in other people, for home to be wherever you lie your head.
I was always an unusual girl, my mother told me I had a chameleon soul. No moral compass pointing due north, no fixed personality. Just an inner indecisiveness that was as wide and as wavering as the ocean. And if I said that I didn’t plan for it to turn out this way, I’d be lying — because I was born to be the other woman. I belonged to no one — who belonged to everyone, who had nothing — who wanted everything with a fire for every experience and an obsession for freedom that terrified me to the point that I couldn’t even talk about — and pushed me to a nomadic point of madness that both dazzled and dizzied me.Every night I used to pray that I’d find my people — and finally I did — on the open road. We had nothing to lose, nothing to gain, nothing we desired anymore — except to make our lives a work of art. 
Live fast. Die young. Be wild. And have fun.I believe in the country America used to be. I believe in the person I want to become. I believe in the freedom of the open road. And my motto is the same as ever — I believe in the kindness of strangers. And when I’m at war with myself — I ride. I just ride. 
Who are you? Are you in touch with all of your darkest fantasies? Have you created a life for yourself where you’re free to experience them?
I have.
I am fucking crazy. But I am free."

(L.D.R.)

domenica 26 maggio 2013

Quant'è meglio il silenzio.

E quanto vivo di secondi perfetti. Attimi insostituibili in cui s'illumina qualcosa che prima era nell'angolo a piangere, e vedo e sento cose belle, e mi acquieto con un misto di amara malinconia e disperato incanto. Vorrei potermi nutrire di questi istanti, tatuarmeli dentro i sensi, cucirli come una membrana intorno al cuore, farmene un involucro con cui aprire le porte del mio silenzio. Ma non durano, non possono, non riescono, e torno a sentire le cose vere, le parole, i gesti, loro, così reali. Così tangibili che fanno male, bruciano la pelle, la marchiano, l'anneriscono.
Ma non m'importa. Io continuo; forse non ho mai smesso.
La tazzina di caffè, il tavolo.



giovedì 16 maggio 2013

You were laughing, sparking like a new dime.

C'è qualcosa, non so, forse un magnete (o una stella?), in queste mani legate, o sensazioni prossime all'abbraccio, parvenze false di pelli mescolate, che mi porta a pensare diversamente, per errore magari, a un domani troppo vicino, a un orizzonte sotto i miei piedi, e mi sento cadere, cedere, cadendo, via, subito, immediato.
Ti tengo.

venerdì 10 maggio 2013

Io non dico niente, io non voglio dire niente, probabilmente so' paranoie mie. Ma se c'ho ragione, se è come dico io, se i miei presentimenti sono giusti, giuro che spacco tutto. Giuro che distruggo tutto, che uccido qualcuno. Non può. Cristo, non può!

lunedì 6 maggio 2013

Sorvolami.

Era una di quelle pioggerelle primaverili leggere, gentili, che cadono lievi, quasi avessero timore a toccare la terra e a inumidirla del loro vivere. Nonostante le nubi, il cielo era luminoso, pacato, poco imponente. L'aria era fresca ma rassicurante, l'acqua lavava via il malumore dalle foglie e dai rami.
Sfioravo, con le mie dita, i confini del suo viso, pungendomi con i peli che crescevano sotto il mento. Lambivo, con i miei polpastrelli, la linea morbida delle sue labbra, arrivando a inarcarmi sulla punta del naso e ricadere sulla gentilezza del marrone dei suoi occhi. I capelli crespi accoglievano il movimento delle dita, conducendole e bagnandole di nero profumo, mentre sentivo le nostre gambe muoversi e unirsi in un legame di concretezza e sensualità. I nostri respiri stanchi e regolari si strofinavano l'un l'altro creando un oceano di dispersione, di ammaliamento, di sguardi lascivi che, dolci, baciavano quel momento di umido silenzio.
«Domani insieme?»
«Domani non c'è. Oggi è infinito.»

domenica 21 aprile 2013

Somiglianze, distruzioni.

Ci siamo lasciati così, al di fuori di tutto. Ci siamo abbandonati, l'un l'altro, al di fuori delle nostre parole non dette. O parole mancate, come i nostri appuntamenti, quelli mancati. Quelli dove eri nascosto, forse dietro un'onda. E ho provato a prenderti, ho cercato di correrti dietro, o di venirti incontro, ma sfuggivi alla luce del Sole. Mi hai lasciato con una ciglia sul dorso della mano, e una lacrima che scendeva oltre le mie labbra. Ti ho visto perderti, e camminare sopra i prati senza mai voltare lo sguardo.
Mi hai chiesto di andarmene, di non toccare la tua pioggia, quella che scendeva dalle tue mani. E l'ho fatto. Mi hai chiesto di non guardare. E l'ho fatto. Mi hai chiesto di non perdonarti, di bruciare la tua cera, di scompigliare le tue carte. E l'ho fatto. Mi hai chiesto di non combattere i tuoi demoni, di assecondare le tue cascate e i tuoi fiumi in piena. E l'ho fatto.
Ma quando hai scelto di non parlarmi? Quando hai scelto di incendiare i nostri fiori? Quando hai deciso di non lasciarmi dissetare le tue gioie? Quando hai deciso di farmi perdere nei cunicoli del tuo vedere oltre, del tuo vedere di più?
Perché? Non so, non so dire.
Però, forse, da qualche parte; sei tu.

But you stand there so nice in your blizzard of ice,
oh, please let me come into the storm.

mercoledì 10 aprile 2013

Fake Plastic Trees.

Ti sto aspettando, sono alla stazione, sono arrivato da poco. Mi sono subito posizionato davanti al binario, è qui che si fermerà il treno dal quale scenderai. È metà mattina, il Sole mi riscalda tenuamente il viso, sento la freschezza del giorno che mi strofina i capelli. Manca poco al tuo arrivo, non vedo l’ora. Davvero poco, questione di minuti, e tu sarai qui. Il treno si fermerà, le porte si apriranno e tu scenderai. Mi vedrai, forse sorriderai, e ti verrò incontro. Sono proprio qui davanti, mi vedrai subito, io ti vedrò subito. Ti sto aspettando, stai per arrivare, ma forse il treno è un po’ in ritardo.

Ti sto aspettando, sono al parco, seduto sulla panchina. Sono passate da poco le quattro del pomeriggio, il Sole brilla ancora nel cielo. Ci sono tanti bambini e ragazzi che giocano qui intorno. Mi sono seduto sulla panchina sotto il salice, quello vicino alla fontana, non puoi sbagliarti quando entrerai da quel sentiero di brecce e mi verrai incontro. Sentirò i tuoi passi rumorosi, e il tuo sorriso che s’impianterà nei miei occhi, e ti siederai affianco a me. Ti sto aspettando, fra non molto sarai qui, ma inizia a tirar vento e il Sole non è più tanto luminoso.

Ti sto aspettando, sono davanti al camino, il fuoco è acceso. È sera ormai, fuori comincia a far fresco. Sono sulla poltrona davanti a questo tiepido calore, quando entrerai verrai sicuramente a sederti qui, vicino a me. Sarai stanco forse, e vorrai riposare, e io ci sono per questo, ci scalderemo insieme, abbracciati. Ti sto aspettando, manca poco perché tu apra la porta, ma è tardi e il fuoco si sta lentamente spegnendo.

Ti sto aspettando, sono sdraiato sul letto, in silenzio. È notte fonda, non c’è nessun rumore attorno a me. C’è il solo il mio respiro incostante che attende. Mi sono messo sul mio lato, ti ho lasciato spazio, così quando arriverai ti getterai direttamente qui, affianco a me, e saremo di nuovo insieme. Dormiremo stretti, al caldo, sotto le nostre coperte, e chiuderemo l’uno gli occhi dell’altro, lasciandoci cullare dal battito dei nostri cuori. Ti sto aspettando, fra poco sentirò i tuoi passi lungo il corridoio, ma il buio sembra ingigantirsi e questo letto non riesce a riscaldarmi.

Ti sto aspettando, amore mio, da tanto tempo. Conto i giorni, conto le ore, gli attimi che ci separano, quegli istanti intrappolati fra me e te, che ci tengono lontani. Ti ho aspettato per tanto tempo, ho perso il conto dei momenti, ma quel lato del letto è ancora vuoto. È vuoto e freddo, come il mio viso che ti cerca, e che ti aspetta.

domenica 7 aprile 2013

Cosa posso dire?

Sono le 4 del mattino,
la fine di dicembre.

Incanto e disperazione.


Cosa posso dirti, fratello mio, assassino mio?


Il grigiore e la luce, la costanza di un momento o di una giornata, il sentore dell'inconsapevolezza di ogni cosa. Giustizia? Debole benessere, o solitudine? Che cosa mi pervade? Un silenzio rumoroso, musicale.


Miei segni particolari:

incanto e disperazione.

Il tuo famoso impermeabile blue era strappato alla spalla.


Ma perché? Ci sono dei motivi? Cosa mi spinge, cosa mi lega? Non poteva essere diversamente? È giusto? Esiste il giusto? È un'ansia che sale, un bisogno di passi assenti, di silenzi profondi e stomaci inquieti.

Questa voce che mi accompagna, che mi pervade, mi rassicura. Ma dov'è il senso? Ma perché? E se poi, e se mai?

New York è fredda.

sabato 6 aprile 2013

Ma perché perdo tempo dietro alla gente? Perché? Dopo che uno è menefreghista. Ma cristosanto! Come cazzo fai a non spazientirti?! Arrivo a sentirmi un idiota, un completo idiota, che si fa solo e soltanto prendere in giro come il migliore dei cretini al mondo.
Datemi un kalashnikov.
PD.

lunedì 25 marzo 2013

Uno di noi non può aver torto.

Ho acceso una piccola candela verde
Per farti ingelosire di me
Ma la stanza si è subito riempita di zanzare
Hanno sentito che il mio corpo era libero
Poi ho preso la polvere di una lunga notte insonne
E l'ho messa nella tua piccola scarpa
E poi confesso che ho torturato il vestito
Che hai indossato per consentire al mondo di guardarci attraverso

Ho mostrato il mio cuore al dottore
Ha detto che devo semplicemente lasciar perdere
Poi si è scritto una prescrizione
E in essa era menzionato il tuo nome
Poi si è chiuso nello scaffale di una biblioteca
Con i dettagli della nostra luna di miele
E sento dall'infermiera
Che è molto peggiorato
E la sua professione è tutta in rovina

Ho sentito di un santo che ti aveva amato
Così ho studiato tutta la notte nella sua scuola
Ha insegnato che il compito degli amanti
È di ossidare la regola d'oro
E solo quando ero sicuro
Che i suoi insegnamenti erano puri
Si è annegato nella piscina
Il suo corpo è andato, ma qui sul prato
Il suo spirito continua a dire sciocchezze

Un eschimese mi ha mostrato un film
Che aveva di recente girato su di te
Il povero uomo riusciva difficilmente a smettere di tremare
Le sue labbra e le sue dita erano blu
Suppongo che si sia congelato
Quando il vento ha preso i tuoi vestiti
E immagino che non si sia proprio mai riscaldato
Ma tu sei lì così bello nella tua bufera di ghiaccio
Oh, per favore lasciami entrare nella tempesta


Suprema bellezza di solitudine.

«Quant'è meglio il silenzio: la tazzina del caffè, il tavolo. Quanto sto meglio seduto da solo come l'uccello solitario che allarga le ali sul palo. Lasciatemi per sempre qui tra questi semplici oggetti, la tazzina del caffè, il coltello, la forchetta, cose che sono se stesse, come io sono io. Non venite a infastidirmi coi vostri cenni per farmi capire che è l'ora di chiudere e andarsene. Volentieri darei tutto il denaro che ho purché non mi disturbiate; lasciatemi seduto da solo, in silenzio.»

domenica 24 marzo 2013

Round and around and around and around we go.

Quante cose in un momento, quanti pensieri. Quanti ricordi. Riguardandoti, ripensandoti, ricordandoti; stavamo bene, insieme. Quanto vorrei non fosse dovuta andare come invece è andata. Quanto vorrei che fossimo ancora insieme, io e te, che stessimo ancora bene, insieme. Ma purtroppo c'erano in gioco forze più grandi, più forti di noi, e probabilmente, sì, non ce l'avremmo fatta.
Cerco qualcun altro, ci provo, ma chissà. Quanti punti interrogativi, quante domande. E le ansie poi. I messaggi ignorati, le paranoie. Non puoi tornare tu, e darmi un bacio, e dirmi che sei tornato per restare? Lo so che è impossibile, ma è dolce pensarlo.
Un giorno lo troverò qualcuno. Tu però rimani il più bello.

domenica 10 marzo 2013

Amarti m'affatica.

Che male, che male che mi fai, che male che mi fa tutto questo, non lo reggo più. E pensi di averlo superato e invece col cazzo che l'hai superato, col cazzo che tutto è passato, basta un attimo, una scintilla e ti ritrovi di nuovo nel fango, e non ti muovi, non ci riesci, non vuoi. Ma come devo fare? Con te, come devo fare? Vattene.

sabato 9 marzo 2013

Anche stanotte vuoi distruggermi.

Odio, odio il fatto che ti voglio, odio il fatto che voglio vederti, stare con te, odio il fatto che voglio fare l'amore con te, odio il fatto che spero con tutto me stesso che avvenga, anche se non riesco a dirmelo, forse.
Odio te. Anche se non è vero.

venerdì 22 febbraio 2013

Il nome.

Stamattina è venuto il mio demone. È passato a trovarmi, era tempo che non ci vedevamo.
Si è seduto affianco a me, sulla panchina, davanti alla spiaggia. In fondo, probabilmente, lo stavo aspettando.
Mi ha salutato con garbo, è stato gentile. Mi ha parlato molto, con calma. Si è interrotto qualche volta nel suo conversare, ma era comunque un discorso liscio e scorrevole. Lo ascoltavo mentre il vento mi scompigliava i capelli e gettava sabbia nei miei occhi, ma non li chiudevo.
Quando ha finito di parlare, io non ho detto nulla. Mi sono voltato verso di lui e l'ho guardato, e forse mi è scesa qualche lacrima. Lui ha sorriso, mi ha abbracciato e se n'è andato con passo felpato.
Continuavo a piangere mentre il mare mi arrivava al collo.

martedì 19 febbraio 2013

Certi disagi, infimi, ma che quando ti prendono, non ti mollano. Mi fa ridere perché c'era un tempo in cui ne ero lontanissimo, non sapevo neppure della loro esistenza. E adesso, invece, sono così presenti. Ma me ne fotto. Chiaro? IO ME NE FOTTO. Andate affanculo. Tutti quanti.

giovedì 14 febbraio 2013

Romanzo.

Sei stato il mio migliore amico
Ora con "dopo che è tutto finito" tra le mani
Non posso venire da te per essere consolato
Perché siamo al di fuori dei limiti durante questa transizione

Questo dolore mi opprime
Brucia nel mio stomaco
E non riesco a smettere di sbattere contro le cose

Pensavo che saremmo stati semplici insieme
Pensavo che saremmo stati felici insieme
Pensavo che saremmo stati senza confini insieme
Pensavo che saremmo stati preziosi insieme
Ma mi stavo tristemente sbagliando

Sei stato la mia anima gemella e poi qualcuno
Ti ricordavo il momento in cui ti ho incontrato
Con te sapevo che il volto di Dio era splendido
Con te ho visto il divertimento e la crescita

La perdita mi sta intorpidendo
Perfora il mio petto
E non riesco a smettere di gettare ogni cosa

Pensavo che saremmo stati sexy insieme
Pensavo che saremmo evoluti insieme
Pensavo che avremmo avuto bambini insieme
Pensavo che saremmo stati una famiglia insieme
Ma mi stavo tristemente sbagliando

Se avessi un conto per tutte le filosofie che ho condiviso
Se avessi un penny per tutte le possibilità che ho fatto presenti
Se avessi dieci centesimi per ogni mano alzata in alto
La mia ricchezza non renderebbe tutto ciò meno duro

Pensavo che saremmo stati geniali insieme
Pensavo che saremmo guariti insieme
Pensavo che saremmo cresciuti insieme
Pensavo che saremmo stati avventurosi insieme
Ma mi stavo tristemente sbagliando

Pensavo che avremmo esplorato insieme
Pensavo che saremmo stati ispirati insieme
Pensavo che avremmo volato insieme
Pensavo che saremmo stati ardenti insieme
Ma mi stavo tristemente sbagliando

mercoledì 13 febbraio 2013

Calamità.

È una pesantezza che ogni tanto torna a riafforare, come un ramoscello che si muove pigro sull'acqua avvicinandosi e allontanandosi dalla riva. Così fa questo malumore, spinto dalle onde dei miei pensieri, che vigoroso si appoggia sulle rive della mia coscienza, stringendomi il cuore. E mi metto a rimuginare, a riflettere, a considerare, per consolarmi, calmarmi, rassicurarmi, scacciare il pensiero. Magari sì, si allontana, ma non ci mette molto a tornare. Sempre presente.
Quante cose vorrei, e quanto fa male il desiderio.
Non riesco a districarmi.

martedì 5 febbraio 2013

Io di pensarti non ho smesso neanche un attimo.

Ci troveremo ancora
Più grandi e più sinceri in una lacrima
E parleremo ancora
Di cieli immensi
Avremo nuove verità

Dimmi se ti ho deluso
E quanto hai pianto senza di me
Io di pensarti non ho smesso neanche un attimo
E quanto dura l’eternità

Ci abbracceremo ancora
Più stretti di un anello
Che non toglierò
E chiederemo al mondo
Che male abbiamo fatto
Per restare qui

Dimmi se ti ho perduto
E quante volte hai cercato me
Io di pensarti non ho smesso neanche un attimo
Ci meritiamo l’eternità

Dimmi se
Senti me
Come fossimo una cosa sola
Una foglia in mezzo a questo vento
Che ci ha portato l’eternità
L’eternità, l'eternità...

Il tempo è già finito
Lo spazio è aperto davanti a noi
Che siamo come diamanti
Pronti a non spezzarsi mai
Ci meritiamo l’eternità
L'eternità, l'eternità...


È così. Mi sembra di leggere me, io che ti parlo. Perché è così, sai? "Io di pensarti non ho smesso neanche un attimo"... Perché adesso l'ho capito. Sì, ci ho messo un po' di tempo, ma l'ho capito. Che, in fondo, io ti sto aspettando. Sto aspettando che tu torni, che tu torni da me. E ci spero, in fondo ci spero, ci spero con tutto me stesso. Siamo come un elastico teso, tesissimo, ma fino a quando? Arriverà il momento in cui rimbalzeremo l'uno contro l'altro?
Io ti aspetto, davvero, lo faccio.
L'eternità...

sabato 2 febbraio 2013

È tutta colpa tua, tutta colpa tua! Stronzo! Tutta colpa tua, tutta colpa tua...
Torna da me...

sabato 26 gennaio 2013

Peace.

Mi svegliai e per la prima volta gli animali se n’erano andati
È stata abbandonata questa casa adesso vuota, non sono sicuro di appartenervi
Ieri mi hai chiesto di scriverti una canzone allegra
Farò del mio meglio ora, ma sei stato via così a lungo

La finestra è aperta ora e l’inverno si sta sistemando
Lo chiameremo Natale non appena la pubblicità comincerà
Amo la tua depressione e amo il tuo doppio mento
Amo quasi tutto ciò che porti a questa offerta

Oh, so che ti ho lasciato in luoghi di disperazione
Oh, so che ti amo, quindi per favore getta i tuoi capelli
Di notte inciampo senza di te, e spero di non svegliarmi
Perché svegliarsi senza di te è come bere da una tazza vuota

giovedì 24 gennaio 2013

Nulla è in regalo

Nulla è in regalo, tutto è in prestito.
Sono indebitata fino al collo.
Sarò costretta a pagare per me
con me stessa,
a rendere la vita in cambio della vita.

È così che è stabilito,

il cuore va reso
e il fegato va reso
e ogni singolo dito.

È troppo tardi per impugnare il contratto.

Quanto devo
mi sarà tolto con la pelle.

Me ne vado per il mondo

tra una folla di altri debitori.
Su alcuni grava l'obbligo
di pagare le ali.
Altri dovranno, per amore o per forza,
rendere conto delle foglie.

Nella colonna Dare

ogni tessuto che è in noi.
Non un ciglio, non un peduncolo
da conservare per sempre.

L'inventario è preciso,

e a quanto pare
ci toccherà restare con niente.

Non riesco a ricordare

dove, quando e perché
ho permesso che aprissero
questo conto a mio nome.

La protesta contro di esso

la chiamiamo anima.
E questa è l'unica voce
che manca nell'inventario.

(W.S.)

lunedì 21 gennaio 2013

Un minuto e mezzo di buio.

Quante cose, tante cose, che a volte non riesco a contenere, tenere, trattenere. Che faccio, dove vado, cosa accade, che sarà. A volte mi sembra di perdere la bussola e di ritrovarmi sperduto in mezzo al deserto, senza avere idea di come ci sia arrivato e di come possa uscirne. Vorrei tante cose, che succedesse questo, che accadesse quello, ma cosa posso dire al riguardo? Nulla, perché nulla so. E tutto questa incertezza, questa pressante attesa di vedere come andrà, a volte è straziante. Non si potrebbe ogni tanto avere la piena sicurezza di qualcosa? Un pensiero in meno, no? Evidentemente è chiedere troppo. Talvolta mi sento stanco, vorrei fermare tutto, prendermi una pausa, giusto per riposarmi, e poi ripartire. Ma nessuno qui si ferma, devo stare al passo. Preparatemi una tazzina di caffè, almeno.

domenica 6 gennaio 2013

Ho.
Fottutamente.
Bisogno.
Di.
Un.
Ragazzo.

Permettetemi un post stupido una volta.
Cristo sto mondo è veramente una mmmerda.

venerdì 4 gennaio 2013

Le mani ricordano.

Gira che ti rigira, sempre lì si torna, sempre lì torno: tu non ci sei. Come sarebbe stato se tu non fossi andato via? Come sarebbe ora se tu fossi rimasto? Tutti i giorni trascorsi finora, tutto quello che ho fatto, che ho pensato, che ho provato... sarebbe stato tutto diverso. A quest'ora come saremmo? Che faremmo? Che penseremmo? Come sarebbe cambiato tutto?
Più ci penso e più mi ritrovo in un vortice di incomprensibilità, che gira veloce come un tornado, che mi disperde i pensieri, li mette in disordine e mi ritrovo in uno stato di confusione ancora peggiore. Non sarebbe avvenuto nulla di tutto ciò che è accaduto se tu non fossi andato via... Non sarei qui forse, sicuramente non starei a scrivere queste righe, che fuoriescono da un malessere che mi porto costantemente dentro, e che ogni volta, ogni singola volta, non fa che premere per ripiazzarsi davanti ai miei occhi. E di nuovo non capisco, di nuovo mi chiedo come sarebbe...
Tu eri certezza. Noi eravamo certezza. Ora mi sento un naufrago che cerca disperatamente un appiglio, e quando pensa d'averlo trovato, quelle mani, non più abituate, sono sempre troppo scivolose.