martedì 29 aprile 2014

I'm sick of trying.

Certain things turn ugly when you think too much.

Quanta semplice dilaniante verità. E quanto non riesco a comprendere ciò che vuoi dirmi, non dicendomi, non alludendo, non mostrando quell'iniziativa che mi farebbe sorridere e farebbe tornare a splendere quelle certain things. Non ti capisco, non lo capisco, a volte tutto mi sembra chiaro ma poi ogni cosa ricade in un baratro che non so gestire, che non so aprire, che non so illuminare. Un baratro in cui ritrovo te stesso, lì in fondo, e che vuoi dirmi, non mi dici nulla. E io cosa devo fare? Perché mi freni? Perché ti freni? Non ho più voglia di viaggiare con le cinture allacciate. Voglio godere appieno di te. Voglio godere appieno di noi. Ti prego, permettimelo.

sabato 26 aprile 2014

#LaTristesse

Cristo, ma è possibile che, anche quando ho ciò che voglio, lo stesso le cose devono andare in un altro verso? Sono io che ho troppe aspettative? Ma come faccio a non averne?! Dio che palle. Non riesco mai ad avere pace, ho sempre il cuore affollato da mille paure e mille angosce. Quanto deve ancora passare, quanti giri devono ancora fare le lancette, prima che possa amare "la vita, Londra, quell'attimo di giugno"? Sono stufo. E non venite a dirmi che pretendo troppo, o che devo accontentarmi, perché so quali sono i miei limiti, e so di non averli superati.

venerdì 18 aprile 2014

"Ho sempre capito tutto, meno la morte".

Costantemente ho cercato le tue parole, e le tue pagine, quelle che scrivevi sporcandoti, e immaginando, andando sempre oltre ciò che possedevi. Ho cercato sempre tutto ciò che hai creato, quel mondo magico in cui tutto pare dilatato, in cui gli amori riescono a sbocciare e a resistere, a cadere, a uccidere, dove le solitudini vagano, quelle anime fragili che hanno vissuto con te, amico fragile, e che tu hai reso per sempre immortali. Ti ho sempre ricercato alla luce del giorno, all'aperto, nel tepore del pomeriggio estivo che va morendo, seduto sulle scale; lì aprivo le tue pagine e m'immergevo, mi tuffavo senza esitazioni in quel mondo luminoso che tu solo riuscivi a creare, che tu solo alimentavi sempre con quelle parole, frutto delle magie del Sole. Quando penso a te, Gabo, quando penso alle tue opere, ai personaggi che le affollano, a Macondo, penso alla luce, sempre. E alla serenità e a quell'amore, roccia ferma, forza indomabile, creatrice e distruttrice di ogni cosa, che non riesco a trovare da nessuna altra parte. Le tue opere sono eterne, e tu vivi in esse, eterno, sempre, fin quando ci sarà ancora qualcuno che troverà conforto nell'Amore che hai saputo donare al mondo.
Macondo è un rifugio, Macondo è una terra misteriosa, Macondo è la meraviglia dell'essere soli, ma soprattutto Macondo è la tua Casa. Lì, sempre, riposa.

Lei gli domandò in quei giorni se era vero, come dicevano le canzoni, che l'amore poteva tutto."È vero" le rispose lui, "ma farai bene a non crederci".