Questa malinconia che affiora, che sale, lenta, e che mi prende, docilmente; la morsa è delicata, eppure si lascia sentire per tutto il corpo, aderendo a ogni centimetro di pelle, e quasi con piacevolezza brucia fino a raggiungere le vene, e lì corre fino al cuore, passando per lo stomaco, chiudendolo. È quella sensazione che trova vita nelle note, nella musica, e che mi guida attraverso i ricordi, quel passato che rincorro, ma che è sempre lì, irraggiungibile, quel passato che vorrei tornasse, ma anche quel passato che deve rimanere dov'è, ma che a volte mi manca. È quell'emozione che solleva i miei desideri, li pone dinanzi ai miei occhi e mi dice: "Guarda quanti ne hai ancora, guarda quanti ne devi ancora relizzare". E io che posso fare, negare? No. Posso solo assentire, in silenzio, girandomi dall'altra parte.
Mi giro dall'altra parte, ma so che non serve. Aspetto solo che passi, per potermi voltare e tornare ad avere lo sguardo libero.
Falsamente libero.
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