Alina. È un messaggio nella notte. Per Alina. Oh, Alina!
È come un paradiso sotto i piedi, Alina. Una luce che irrompe e che irradia tutto, ma è statica, è morente. È superficiale ma non la tocchi. La fragile bellezza di un cuore mortale. Ma noi siamo ciechi. Per Alina.
È una statua, Alina. Una statua sporca, con la testa china, di donna, che silenziosa soffre, ma il suo viso non trasmette dolore. È un angelo che muore. Un angelo di dolore che piange ma non lacrima, e le sue ali si addormentano sulla sua tomba fatta di vuoto.
Alina è un messaggio nella notte, un albero prossimo alla morte in un immenso prato ricoperto di fredda neve. Alina è la notte, è il rumore delle automobili che corrono lungo le strade alle luci pigre dei lampioni, è un silenzio così rumoroso e invadente che non riesci a pensare.
Alina è il crepuscolo di un giorno, la fine di qualcosa... e la contemplazione di essa. Alina è un passo soffice nel buio, al rumore di una luce dorata immobile e stanca, che non parla, non dice.
Alina è dolore. Alina è infinito. Alina è guardare uno specchio nello specchio. Alina è un messaggio nella notte, sulla strada, in alto, fra la solitudine e il silenzio.
Alina è lontananza che si avvicina, è qualcosa che stai per prendere, ma che mai raggiungerai. Alina è una nota silenziosa in un immane baccano.
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