Sono le 4 del mattino,
la fine di dicembre.
Incanto e disperazione.
Cosa posso dirti, fratello mio, assassino mio?
Il grigiore e la luce, la costanza di un momento o di una giornata, il sentore dell'inconsapevolezza di ogni cosa. Giustizia? Debole benessere, o solitudine? Che cosa mi pervade? Un silenzio rumoroso, musicale.
Miei segni particolari:
incanto e disperazione.
Il tuo famoso impermeabile blue era strappato alla spalla.
Ma perché? Ci sono dei motivi? Cosa mi spinge, cosa mi lega? Non poteva essere diversamente? È giusto? Esiste il giusto? È un'ansia che sale, un bisogno di passi assenti, di silenzi profondi e stomaci inquieti.
Questa voce che mi accompagna, che mi pervade, mi rassicura. Ma dov'è il senso? Ma perché? E se poi, e se mai?
New York è fredda.
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