martedì 8 novembre 2011

"Please remember me".

Ho così tanto da dire, e così pochi mezzi per farlo, che talvolta mi chiedo se ciò non dimostri l'impossibilità di poter esprimere tutto quello che si ha dentro, se non rappresenti la chiara ed oggettiva spiegazione alla questione. Qualcosa deve necessariamente rimanere dentro di noi? Qualcosa non può uscire? Perché non può essere spiegata, analizzata, comunicata. Ci sono cose per cui le parole non bastano, i gesti non bastano, gli sguardi non bastano. Non si possono spiegare. Condanna e delizia al contempo.

Ho un oceano dentro, un'immensità di emozioni, un spettro infinito di sfumature, dettagli, pensieri, sensazioni, che vorrei tirare fuori, mettere su carta, guardare, toccare, rigirare fra le mani, capire. Talvolta ho la sensazione di non riuscire a fare tutto ciò che posso fare, o forse che potrei fare. Ho il terrore che non goda appieno delle mie possibilità, come se scegliere fosse una condanna, perché mi porta ad escludere cose che forse avrei voluto fare. Tutto ciò costituisce una definitezza, una chiarezza e una concretezza che odio.

Anche adesso vorrei dire altro, tanto altro, così tanto che è inutile provare.
E un immenso senso di inadeguatezza umana mi prende e m'attanaglia.