domenica 21 aprile 2013

Somiglianze, distruzioni.

Ci siamo lasciati così, al di fuori di tutto. Ci siamo abbandonati, l'un l'altro, al di fuori delle nostre parole non dette. O parole mancate, come i nostri appuntamenti, quelli mancati. Quelli dove eri nascosto, forse dietro un'onda. E ho provato a prenderti, ho cercato di correrti dietro, o di venirti incontro, ma sfuggivi alla luce del Sole. Mi hai lasciato con una ciglia sul dorso della mano, e una lacrima che scendeva oltre le mie labbra. Ti ho visto perderti, e camminare sopra i prati senza mai voltare lo sguardo.
Mi hai chiesto di andarmene, di non toccare la tua pioggia, quella che scendeva dalle tue mani. E l'ho fatto. Mi hai chiesto di non guardare. E l'ho fatto. Mi hai chiesto di non perdonarti, di bruciare la tua cera, di scompigliare le tue carte. E l'ho fatto. Mi hai chiesto di non combattere i tuoi demoni, di assecondare le tue cascate e i tuoi fiumi in piena. E l'ho fatto.
Ma quando hai scelto di non parlarmi? Quando hai scelto di incendiare i nostri fiori? Quando hai deciso di non lasciarmi dissetare le tue gioie? Quando hai deciso di farmi perdere nei cunicoli del tuo vedere oltre, del tuo vedere di più?
Perché? Non so, non so dire.
Però, forse, da qualche parte; sei tu.

But you stand there so nice in your blizzard of ice,
oh, please let me come into the storm.

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